Papi e cardinali sull’albero francescano
I Papi e i cardinali sono disposti lungo il tronco e i rami di un albero, sulla cui chioma tra le nuvole c’è l’Immacolata.
Immediatamente intorno a Maria fanno da corona i cinque Papi francescani: a partire da sinistra sono Nicolò IV(1288) e Alessandro V (1409), al centro Sisto V(1585), da destra verso il centro Vicedomino de Vicedominis (1276), morto prima della proclamazione, e Sisto IV (1470).
Lungo il tronco partendo dal basso c’è un cardinale senza nome, ma si può ipotizzare che si tratti di Duns Scoto che ha affrontato con passione la disputa sull’Immacolata. Segue Bonaventura da Bagnorea (1273), unico santo, considerato secondo fondatore dell’Ordine. Più in alto, ai piedi di Maria, come ho già detto, c’è Sisto V.
Gli altri disposti sui rami, rispettando grosso modo la successione cronologica, sono tutti cardinali. Nella mappa riporto fedelmente i nomi, anche quelli stranieri, forzatamente italianizzati da fra Giuseppe.
Pietro Riario (1471) e Felice Centino (1616) sono gli unici cardinali del dopo scisma. Sono tutti e due nell’albero in una posizione irregolare: è come se fossero stati inseriti alla fine, magari al posto di altri. Riario ha proporzioni ridotte e reso ancora più insignificante dalla gigantesca e bella figura di Bartolomeo da Cocurno che gli sta accanto: è uno dei due cardinali (l’altro è Ludovico Donato) misteriosamente scomparsi per
motivi politici. A parte Riario, l’ultima fila riconoscibile di cardinali è quella che ha vissuto gli intrighi e i disordini dello scisma di Occidente. Di quelli ancora più in basso il nome è andato perduto.
Il cardinale più vicino temporalmente alla morte di San Francesco (che stava per essere eletto papa) è fra Vicedomino (1249). Erano passati poco più di vent’anni. Ut sint minores era ormai già solo un ricordo forse scomodo. Seguirono decine di francescani vescovi, cardinali, teologi, professori della Sorbona, legati pontifici, papi. La visione sublimata di San Francesco si allontanava, diventava contenuto di arte, di sermoni, di trattati. Naturalmente nei conventi c’erano ancora i minori che continuavano a coniugare insieme preghiera e apostolato, povertà e penitenza.
Nel silenzio