Fra Ludovico (Donato)

Ludovico Donato, nato tra gli anni ’30 e ’40 del 1300, fu un patrizio veneto, frate minore della provincia di Sant’Antonio di cui fu ministro provinciale. Perché celebre teologo ebbe incarichi prestigiosi: fu uno dei fondatori della sezione degli studi teologici dell’Università di Bologna,
fu supremo inquisitore del Santo Uffizio a Venezia.
Nello scisma diede la sua ubbidienza al papa italiano Urbano VI e fu dichiarato vicario generale dell’Ordine quando sostituì fra Leonardo
Giffoni decaduto perché aveva seguito il partito dell’antipapa francese Clemente VII. Dopo tre anni fu fatto primo cardinale della Repubblica
Veneta. Urbano VI lo mandò a Napoli come legato pontificio per trattare alcuni affari con il re Carlo III d’Angiò, ma non condusse felicemente
l’operazione e perdette la stima del Pontefice. Con altri cinque cardinali fu accusato di aver addirittura tramato contro il pontefice che li
imprigionò. Quando con l’aiuto dei genovesi il papa via mare scappò per raggiungere Genova, i cinque cardinali furono trasferiti nella stessa nave.
Giunti a Genova furono giustiziati non si sa bene come. Lo storico Wadding scrisse “infami, horrido et pubblico supplicio”, un altro scrisse “demersum in mare”. Si salvò solo il cardinale inglese, grazie alle pressioni del suo sovrano. Era il 1386.
Nell’albero francescano ci sono tanti cardinali che hanno un libro in mano, chiuso o aperto, ma solo due leggono. Ludovico è uno dei due.
Fra Giuseppe ha voluto forse ricordare “la sua nota passione per i libri che è documentata dall’inventario della Biblioteca del convento di Assisi che egli, ministro generale, fece redigere nel 1381, e da una nota in un codice della Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. lat., 310, c. 162v) che ricorda che il manoscritto fu acquistato il 3 marzo 1364 “ad usum fr. Ludovici de Sancto Martino de Venetiis” insieme con molti altri volumi”.