Nella occasione della commemorazione dell’assassinio di Don Giuseppe Diana, abbiamo voluto essere presenti. Per questo abbiamo organizzato un viaggio che ci ha consentito di coniugare bellezza, dolore e senso civico…..
La Bellezza
Approfittando della esposizione eccezionale di opere d’arte del Canova presso il Museo Nazionale di Napoli, ci siamo recati nella mattinata del 22 giugno in tale luogo per godere della Bellezza di tali opere.
Si è trattato di opere eccezionali quali ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo: L’ Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche, la testa del Genio della Morte e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie; inoltre l’imponente statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo che s’incorona, del Getty Museum di Los Angeles. A questi si sono aggiunti, tra i capolavori in marmo riuniti per la mostra, nel Salone della Meridiana, la bellissima Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo, la Stele Mellerio da Palermo.
Una occasione unica!….. all’interno di un museo ricchissimo di tante altre opere eccezionali.
Fra queste, tante opere provenienti dagli scavi della città di Pompei rappresentata in plastico nel Museo stesso.

Anche questo nutre la nostra umanità….
Il Dolore
Dopo la visita a questo meraviglioso museo, abbiamo raggiunto il Santuario Madonna di Briano in Casaldiprincipe presso cui è stato organizzato dal MASCI, per ricordare e riaffermare il senso e il valore del sacrificio di Don Giuseppe Diana, il Seminario nazionale “ Etica e politica: sui passi di Don Peppe Diana”.
Abbiamo prima prestato attenzione alla “persona “ raggiungendo il cimitero con la tomba di Don Peppe Diana, per il quale abbiamo pregato. Quindi siamo stati nella sua chiesa, dove indifeso, fu barbaramente ucciso e dove è stata celebrata in suo suffragio la Santa Messa.
Un martire la cui “voce” è rimasta comunque in difesa del “suo popolo” attraverso le innumerevoli iniziative creatisi in suo nome.
Fra queste “ Casa don Peppe Diana”. Immobile sequestrato alla camorra e utilizzato per raccogliere documentazione della barbarie da questa rappresentata con l’assassinio di tante persone. Essa rappresenta un baluardo di resistenza e rinascita culturale e civile di una popolazione intera a dimostrazione che la fiamma della speranza è sempre accesa.
Don Giuseppe Diana era uno scout, prima capo reparto dell’Aversa 1, poi assistente del gruppo, impegnato in zona e in regione, assistente nazionale dei Foulards Blancs, assistente generale dell’Opera pellegrinaggi Foulards Blancs.
Essere prete e scout significavano per lui la perfetta fusione di ideali e di servizio.
La figura di don Peppe Diana e quanto dal suo sacrificio è derivato sono stati quindi tratteggiati dalla narrazione di testimoni che hanno avuto la possibilità di conoscerlo.
Impegno civile
Testamento spirituale è il documento contro la camorra “Per Amore del mio popolo“. Scritto nel 1991 insieme ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe; un messaggio di rara intensità e purtroppo, di grande attualità.
Non dimenticare don Giuseppe Diana significa non solo ricordarlo per quello che era, ma soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d’impegno civile, di lotta alla criminalità organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d’amore per la propria terra.
Il convegno organizzato ha voluto presentare le diverse esperienze di impegno Politico vissute dai relatori.
La relazione di Don Rocco D’ambrosio è ben tratteggiata nel suo articolo su “etica politica”.
Stimolante l’introduzione di Luigi Cioffi con l’inusuale lettura del brano del Vangelo nella Messa del pomeriggio “Mi piace immaginare, don Rocco avrà la bontà di non dare peso a questa mia azzardata ricostruzione degli eventi raccontati nel Vangelo di Luca 9, 11-17, che nessuna delle persone che erano accorse ad ascoltare il Maestro fosse così sprovveduto da non essersi portate un tozzo di pane e un po’ di companatico. Ma che, per il timore di non riuscire a saziarsi, avessero il timore di mostrare al vicino di possedere del cibo. Ed ecco il miracolo, per riprendere le parole di don Franco, della solidarietà. Gesù ha trasformato i cuori dei cinquemila, convertendoli alla solidarietà.”