


San Ludovico ( Luigi) IX, re di Francia

alli stupendi miracoli di san luigi [fratello di carlo] martello re di [salerno] e discepolo di san francesco, credendo poco d. dionigi [un giorno] a caccia restò [pre]da d’un orso nelle fauci del quale mentre […] chiamò in ag[iut]o … s. … ma il quale comparendogli … li fe’ ammaz[zare] col propio pugnale
Dionigi, re del Portogallo, mostrava forti perplessità nel credere ai miracoli di Ludovico di Tolosa, principe, frate, vescovo. Una volta però, mentre era a cavallo, un orso lo aggredì e lo disarcionò. Per difendersi Dionigi lo teneva lontano con una mano mentre con l’altra continuava a mantenere le redini. Quando capì di avere poche speranze, si ricordò dei miracoli di Ludovico e lo invocò. Il Santo gli apparve e lo invitò a non temere e a servirsi del pugnale che aveva nella cintola. Rincuorato da questa presenza, Dionigi ebbe la forza di colpire l’orso e di ucciderlo poi, in preda all’euforia, tornò tra i suoi cortigiani, raccontò quel che gli era successo, esortò tutti a pregare il Santo e subito fece costruire una cappella per la sua devozione.
In uno dei testi consultati questo episodio è raccontato nel paragrafo “Maraviglia. L’incredulità convinta con miracoli”. Fra Giuseppe commenta l’affresco mostrando lo stesso intento, ma non rinunciando a considerare il racconto del miracolo una ragione di gloria dei francescani (stupendi miracoli, dice). San Ludovico da Tolosa aveva rinunciato al regno per indossare il saio e dedicarsi a una vita di penitenza e di preghiera. Anche se morì nel 1297 all’età di 23 anni, era vescovo di Tolosa, dove si era dedicato all’assistenza dei poveri e dei bisognosi. Era un santo molto venerato anche in Puglia. Si dice che sia nato nel castello di Lucera e che lì abbia trascorso la sua infanzia. Sempre la tradizione popolare racconta che dopo la morte tornò più volte in Puglia per compiere dei miracoli.
Giovanni XXII lo canonizzò non tanto per la sua santità, comunque riconosciuta, ma soprattutto perché voleva riprendere il dialogo con gli Spirituali che lo veneravano.
Seguendo l’iconografia tradizionale, nel Seicento già consolidata, fra Giuseppe gli attribuisce abiti vescovili e pastorale. È una immagine che ha un’aura secentesca per l’eleganza e la sovrabbondanza di elementi, di colori, di azioni (il cavallo è, come in altre rappresentazioni, molto curato e scalpitante)
In uno dei testi consultati questo episodio è raccontato nel paragrafo “Maraviglia. L’incredulità convinta con miracoli”. Fra Giuseppe commenta l’affresco mostrando lo stesso intento, ma non rinunciando a considerare il racconto del miracolo una ragione di gloria dei francescani (stupendi miracoli, dice). San Ludovico da Tolosa aveva rinunciato al regno per indossare il saio e dedicarsi a una vita di penitenza e di preghiera. Anche se morì nel 1297 all’età di 23 anni, era vescovo di Tolosa, dove si era dedicato all’assistenza dei poveri e dei bisognosi. Era un santo molto venerato anche in Puglia. Si dice che sia nato nel castello di Lucera e che lì abbia trascorso la sua infanzia. Sempre la tradizione popolare racconta che dopo la morte tornò più volte in Puglia per compiere dei miracoli.
Giovanni XXII lo canonizzò non tanto per la sua santità, comunque riconosciuta, ma soprattutto perché voleva riprendere il dialogo con gli Spirituali che lo veneravano.
Seguendo l’iconografia tradizionale, nel Seicento già consolidata, fra Giuseppe gli attribuisce abiti vescovili e pastorale. È una immagine che ha un’aura secentesca per l’eleganza e la sovrabbondanza di elementi, di colori, di azioni (il cavallo è, come in altre rappresentazioni, molto curato e scalpitante)
- Presentazione
- La chiesa e il convento di San Sebastiano
- Fra’ Giuseppe e i francescani a Gravina
- Il racconto del poema francescano di fra Giuseppe
- L’albero francescano
- Prima parete – canto lunette 1-3
- Prima parete – canto lunette 4-6
- Seconda parete – canto lunette 7-9
- Seconda parete – canto lunette 10-13
- Terza parete – canto lunette 14-16
- Terza parete – canto lunette 17-19
- Quarta parete canto