Francesco e il sultano

L’affresco è scomparso, la didascalia è dimezzata. Tra le parole ancora leggibili ce n’è una che vale per tutte: Soldano (Sultano).
L’incontro col sultano fu un’esperienza molto desiderata. Tommaso da Celano parla di un “intrattenibile desiderio di martirio” che spinse San Francesco nel 1212, ancora giovanissimo, ad affrontare un viaggio per mare diretto in Siria per predicare il Vangelo ai saraceni. Una provvidenziale violenta corrente causò un dirottamento che portò l’imbarcazione sulle spiagge della Dalmazia e il Santo fu costretto a tornare in Italia.
Due anni dopo si diresse in Marocco, ma questa volta fu la sua salute a impedirgli di portare a termine la missione. Il terzo tentativo andò meglio. Francesco si diresse in Egitto,  raggiunse i crociati a Damietta e si fermò qualche mese con loro. Ma il suo intento
era quello di incontrare il Sultano così con un altro frate, Illuminato da Rieti, si presentò a lui non come un crociato ma come un messaggero di Dio, un cristiano. Dopo una iniziale e  diffidente accoglienza il Sultano, un uomo colto e raffinato, li ascoltò, non si convertì ma li capì e li ricoprì di onori e di doni che il Santo  naturalmente non accettò. Chiese e fu  autorizzato a parlare ai musulmani e ripartì in pace con i frati che lo avevano accompagnato e, si dice, con un lasciapassare per visitare la Terra Santa