


Beato Antonio da Stronconio
il b. antonio da stronconio candidissimo giglio di verginal pudicizia che per conservarlo intiero non risguardò mai donna nel volto. era sempre occupato negl’esercitii delle virtù e per non dar luogo all’otio faceva delle croci di legno contemplando in quelle la passione del suo cristo orando gli apparve il sig[no]re dicendogli che assai godeva vedere ben illuminata la sua messa laonde s’affaticò che vi fussero de’ lumi mentre si celebrava. morì illustre in santità, spirito di profetia e miracoli l’anno 1471. in Assisi dove giace incorrotto
Avevano detto al Beato Giovanni da Stroncone, uomo di grande fede, primo vicario del Beato Paolo Trinci da Foligno, istitutore della Riforma dell’Osservanza, che sarebbe arrivato un giovane frate, desideroso di entrare in convento come laico. Lo attese e un giorno arrivò: era minuto e malaticcio, come avrebbe potuto affrontare le fatiche che lo aspettavano?
Giovanni era però molto determinato e fu avviato il suo noviziato. Macilento, silenzioso, paziente, sempre con gli occhi bassi, trascorreva molte ore in chiesa, pregava, studiava. Erano passati dodici anni quando i suoi superiori gli comunicarono che sarebbe dovuto partire per la Corsica in missione: bisognava far conoscere la Regola francescana e aprire piccoli conventi. Tutto fu fatto al meglio. Ritornato nella provincia di San Francesco, fu mandato al convento delle Carceri dove dimorò circa trent’anni, fermandosi spesso in una grotta nella selva vicina. Per tutta la vita le malattie resero faticoso ogni suo lavoro, ma non si lamentava mai. Mangiava poco e aveva ridotto all’indispensabile il consumo di acqua.
Era nato a Stroncone, terra della Provincia dell’Umbria nella Diocesi di Narni. La sua famiglia era nobile ma molto religiosa così egli aveva bevuto con il latte materno la cultura del sacrificio, della preghiera, della rinuncia a qualsiasi forma di benessere. Aveva imparato a leggere e a scrivere e questo gli consentiva di approfondire quello che andava imparando con la sua esperienza. Rifiutò più volte, come San Francesco, l’ordinazione sacerdotale perché voleva farsi carico dei lavori più modesti ed essere il più umile di tutti i fratelli. Morì ad Assisi nel 1461.
L’affresco illustra la didascalia. Fra Giuseppe ha dipinto Gesù che appare tra le nuvole per chiedere più luce durante le funzioni. Antonio ha le braccia incrociate sul petto che possono essere segno di inattività dovuta all’ascolto: una mano stringe però piccole croci di legno che realizzava per sottrarsi all’ozio, l’altra il giglio della castità
- Presentazione
- La chiesa e il convento di San Sebastiano
- Fra’ Giuseppe e i francescani a Gravina
- Il racconto del poema francescano di fra Giuseppe
- L’albero francescano
- Prima parete – canto lunette 1-3
- Prima parete – canto lunette 4-6
- Seconda parete – canto lunette 7-9
- Seconda parete – canto lunette 10-13
- Terza parete – canto lunette 14-16
- Terza parete – canto lunette 17-19
- Quarta parete canto