Fra Giuseppe e i francescani a Gravina

Nella chiesa attigua al nostro chiostro, c’è una tela dedicata a San Sebastiano. Dalla firma apposta dal pittore si ricavano: il suo nome, dove è nato e dove per un certo periodo è vissuto e l’anno in cui la tela è stata dipinta. Frater Joseph a Gravina pingebat 1678.

Fra Giuseppe ha lavorato instancabilmente come frescante a Nardò, a Galatina e in altri conventi della provincia. Nessuna fonte storica scritta ci parla di lui, ma possiamo attribuirgli anche gli affreschi del nostro chiostro se li confrontiamo con quelli del convento di Galatina, che hanno molto in comune e che non hanno perduto la data (1696) e la sua firma.

Tra gli emblemi araldici fra Giuseppe inserì quello di Vincenzo Maria Orsini, vescovo dal 1675 al 1724. Questo ci consente di individuare la data di un possibile inizio dei lavori, il 1675. Possiamo considerare il 1696 una possibile data di chiusura perché le soluzioni stilistiche più raffinate di Galatina ci fanno pensare che quegli affreschi siano successivi.

La fede, i valori, i sogni, le esperienze, le letture e soprattutto il grande amore riversato sul suo Ordine francescano, l’orgoglio della appartenenza, la voglia di stupire raccontando le scelte eroiche dei suoi confratelli, la loro cultura dottrinale, il servizio che avevano reso in forme diverse, uomini e donne, alla Chiesa e al mondo sono presenti nella produzione degli affreschi di fra Giuseppe. Decine di francescani itineranti facevano ricorso alla narrazione orale nelle case, nelle piazze, nelle strade per tener lontano il rischio delle eresie, per avvicinare chi ascoltava alle verità di fede, per proporre precetti morali o più semplicemente corretti modelli di comportamento, fra Giuseppe si è posto obiettivi di formazione: con i suoi affreschi ha voluto rinvigorire la fede dei suoi confratelli o di chi visitava il chiostro facendo luce sul Francescanesimo rappresentato nelle sue eccellenze: papi e cardinali, teologi e predicatori, beati e santi, martiri e asceti, votati alla castità, alla penitenza, alla preghiera, alla carità. La loro dottrina, la ricerca di Dio, il grado eroico delle virtù, i miracoli continuamente ricordati avrebbero immerso il visitatore (e spero, oggi, anche il lettore) in una atmosfera drammatica, lontana, ma meravigliosa ed edificante. Per far questo ha fatto ricorso a immagini affrescate, supportate da brevi didascalie che aiutavano (non solo chi non aveva familiarità con i libri) a conoscere o a riconoscere situazioni che narravano storie antiche, ancora ricche di fascino e di senso. Il Padre della Chiesa San Giovanni Damasceno nell’VIII secolo scrisse: “Se un pagano viene e ti dice: Mostrami la tua fede […] tu portalo in chiesa e mostragli la decorazione di cui è ornata e spiegagli la serie dei sacri quadri”. Immaginiamo il frate di turno impegnato a narrare mentre invita a osservare gli affreschi, magari accompagnato dalla musica e dai canti dei frati in preghiera. Un’accattivante comunicazione, oggi diremmo una presentazione multimediale, un power point ante litteram e, per di più, di buon gusto.