Sant’Elzeario e Santa Delfina, Sant’Ivo, San Rocco

Elzeario de Sabran nacque nel 1285 in un’importante famiglia dell’aristocrazia provenzale. Dopo la morte della madre fu affidato prima a una
pia signora, poi a uno zio abate che fecero nascere in lui il desiderio di una alta spiritualità, così, quando gli proposero il matrimonio con Del
phine de Signe, una nobile francese, accettò la richiesta di vivere con lei secondo i principi della castità evangelica. Vissero in Francia e poi a Napoli con questo progetto di vita condiviso in tutto: vivere nel mondo, accantonando i bisogni della carne e lasciandosi guidare solo dallo Spirito. Elzeario partecipò attivamente alla vita politica, sociale e religiosa del suo tempo. Morì il 1323 nel palazzo del re di Sicilia a Parigi. Chiese di essere sepolto in Apt nella chiesa dei frati minori, vestito con l’abito dell’Ordine a cui fu legato per tutta la vita come testimoniano anche i lasciti che destinò a vari conventi francescani.
Ivone (o Ivo o Yves Hélory) era un avvocato diventato sacerdote e parroco a metà della sua vita. Nacque il 1235 in Bretagna, Studiò per dieci
anni Teologia e Diritto Canonico a Parigi, per tre anni Diritto Civile a Orléans. Finiti gli studi tornò in Bretagna e fu nominato giudice del tribuna
le ecclesiastico. Fu imparziale e attento a prendersi cura dei poveri tanto da meritarsi il titolo di loro avvocato. Ordinato sacerdote nel 1284, decise di abbandonare questo lavoro per dedicarsi alla predicazione nei villaggi. Dopo un anno si ritirò in un castello, che aveva ereditato dal padre e aveva messo a disposizione dei bisognosi, conducendo una vita ascetica in assoluta povertà perché aveva distribuito anche tutti i suoi beni. Morì il 1303 e fu canonizzato nel 1347 da Clemente VI.
Rocco è il santo più venerato nel Medioevo, ma di lui si conosce poco. Nacque a Montpellier nel secolo xiv in una nobile famiglia. Era ancora
molto giovane quando donò le sue ricchezze ai poveri e partì, pellegrino, verso Roma. Durante il viaggio scoppiò la peste e tutti si affrettarono a tornare a casa, Rocco invece decise di dedicarsi agli ammalati. Dopo aver visitato Roma, mentre ritornava a casa, si ammalò e si rifugiò in un bosco. Un angelo lo curò e un cane gli portava del pane. Rocco guarì e ripartì sempre verso casa. A questo punto i narratori discordano:  qualcuno dice che riuscì a tornare a Montpellier dove morì, qualcuno invece sostiene che morì in carcere accusato di essere una spia.
È l’unica lunetta che parla di personaggi e storie diverse. Tutti e quattro indossano l’abito dei terziari francescani e sono disposti in senso inverso rispetto all’ordine della didascalia. Il primo da sinistra è San Rocco, il pellegrino, facilmente riconoscibile per i numerosi e noti attributi: sandali ai piedi scoperti, segno di povertà; un mantello per coprire il saio; una mantellina, che da lui prese il nome di sanrocchino, che  proteggeva le spalle quando era necessario trasportare bagagli. Il cane scodinzola mentre gli lecca la piaga della peste che ha sulla coscia; porta un lungo bastone e sul braccio ha una conchiglia, attributi dei pellegrini. Il secondo sempre da sinistra è Sant’Ivone, l’avvocato dei poveri che ha un libro (forse di diritto) sotto il braccio e un cofanetto forse per indicare la generosità con cui il Santo distribuì i suoi averi ai  poveri. Ultimi sono Sant’Elzeario e la moglie, che pregano in ginocchio rivolti a un altarino, eleganti e composti: lui con le mani giunte, lei con le mani incrociate sul petto. Sono gesti simbolici che rimandano alla loro alta spiritualità, ma anche alla loro vita aristocratica.