[…] tonante volea (sdegnato per il peccato dell’huomo) incenerir … di fuoco il mondo tutto. la gran madre di pietà maria sempre … mitigar il suo giusto sdegno con dimo[s]trargli gran meriti di questi duo gran capitani [ce]lesti francesco e domenico
SI RACCONTA CHE…
San Domenico si trovava a Roma per il Concilio Lateranense indetto dal papa Innocenzo III. Era il 1215. In una notte di preghiera il Santo sognò che Gesù, sdegnato per i peccati dell’uomo, pronto come Giove tonante a lanciare i suoi dardi per incenerire il mondo, era fermato da Maria che gli indicava due uomini: in uno dei due Domenico riconobbe se stesso, ma l’altro era uno sconosciuto. La mattina dopo incontrò San Francesco e non ebbe dubbi: era proprio lui l’uomo del sogno. Si avvicinò e lo abbracciò. I due santi parlarono a lungo. San Domenico apprezzò la spiritualità di Francesco tanto da chiedergli di unire i due Ordini. Francesco non accettò perchè si rese conto che. nonostante le affinità di fondo, le scelte di vita dei due Ordini erano troppo diverse.
Dante scrive(*) :
“La provedenza, che governa il mondo (…) due principi ordinò in suo favore, che quinci e quindi le fosser per guida. L’un fu tutto serafico in ardore; l’altro per sapienza in terra fue di cherubica luce uno splendore.”
Non si sa cosa avesse dipinto fra Giuseppe tra i due santi: la finestra, aperta dopo la realizzazione degli affreschi, rende lacunosa la visione ma la posizione “quinci e quindi ” cioè “di qua e di là” è rafforzata. Le quattro figure sono come disposte alle quattro punte di una x. Due in basso, sulla terra, due in alto. Nella posizione delle braccia e della mani, Domenico imita Cristo: hanno tutti e due le braccia allargate; Francesco imita Maria: entrambi hanno la mano destra sul petto e l’altra col palmo aperto verso l’alto. Il rapporto di Francesco e dei francescani con Maria è stato privilegiato, segnato da una fedeltà costante, da un ardore serafico: l’hanno venerata, amata, difesa, le hanno consacrato l’Ordine. La spiritualità francescana è d’altra parte legata alla Natura, alla Terra, alla Madre. La committenza francescana ha chiesto ai pittori di dipingere il bambino Gesù perfino tra le braccia dell’Immacolata. San Domenico, dice Dante, ha la sapienza del cherubino. “Animo non meno appassionato (di Francesco) ma tutto realismo e energia [,..] non sentiva altro che un ardente amore per la Chiesa e una fervida umiltà. Egli non aveva che una passione: convertire gli uomini da convinzioni che riteneva sacrileghe”” La predicazione e l’insegnamento erano i compiti privilegiati dei domenicani. Le comunità erano centri di studio di Teologìa e dì Storia sacra. In buona parte a loro la Chiesa affidò la responsabilità dell’Inquisizione. Il legame di Domenico con la figura maschile di Cristo tonante, pronto a punire, è senz’altro comprensibile.
(*) Dante Alighieri, Commedia, canto XI. La Provvidenza, che governa il mondo volle due principi che le facessero da guida da una parte all’altra: uno fu pieno di ardore mistico di carità come un Serafino, l’altro fu splendente come un Cherubino per la sapienza