


Beato Enrico di Danimarca

Il Beato Enrico, figlio e unico erede del re di Danimarca, era molto giovane quando sentì l’impulso di servire Dio “per la strada della povertà”. Quando il padre morì tutti, in particolare la madre, lo sollecitarono a sposarsi per assicurare al regno la continuità della dinastia regnante.
Enrico sentì che quella non era la sua strada, diventò terziario e scappò per rifugiarsi in un luogo “aspro e solitario” dove visse a lungo. I nobili cortigiani lo cercarono senza posa e quando lo trovarono gli imposero di tornare. Mentre il paese si rallegrava per il suo ritorno, la madre non lo riconobbe (o finse di non riconoscerlo) e lo condannò al rogo. Le fiamme, però, miracolosamente risparmiarono il suo corpo permettendogli di rimettersi in viaggio. “Mentre si recava in pellegrinaggio ad Assisi, giunto ai piedi del monte di Perugia, morì”. Si racconta che mentre le sua anima volava in cielo le campane suonarono da sole e così si decise di seppellirlo in quella chiesa vicina. Era l’anno 1415.
Fra Giuseppe ha affrescato Enrico con le braccia aperte che sono una chiara indicazione della sua preghiera, ma anche della impotenza dinanzi al fuoco. Sulla destra c’è la regina madre con una giovane e una bambina che guardano la scena. Non hanno espressioni di dolore. Sulla sinistra dei popolani: uno ravviva la fiamma con un forcone, due portano legna.
Un cortigiano si limita a guardare. C’è anche un popolano di spalle. Sulla destra un altro popolano ravviva la fiamma con un soffietto. È una rappresentazione vivace, ricca di particolari molto curati e di azioni varie.
- Presentazione
- La chiesa e il convento di San Sebastiano
- Fra’ Giuseppe e i francescani a Gravina
- Il racconto del poema francescano di fra Giuseppe
- L’albero francescano
- Prima parete – canto lunette 1-3
- Prima parete – canto lunette 4-6
- Seconda parete – canto lunette 7-9
- Seconda parete – canto lunette 10-13
- Terza parete – canto lunette 14-16
- Terza parete – canto lunette 17-19
- Quarta parete canto